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smania, potea dominare il vasto pelago, come alpestre
nibbio nell altissima vetta del Caucaso nevoso. Intanto
Rodope si trattenne nell antro, incapace di seguirla, a
custodire gli arredi, e Clito andò in traccia de giumenti.
Scoteva il vento le vicine selve, e l onda fremendo si
stendeva su le arene, e quindi si ritirava lasciandovi nuo-
va alga, e l aura insieme disordinava i crini e le vesti del-
la fanciulla in alto esposta: ma pure ella scacciando sem-
pre con le mani i capelli o il velo ogniqualvolta le
ingombrassero gli occhi, fissamente li tenea rivolti al
lontano oggetto. Poiché stette alquanto in quella attitu-
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dine, crebbe agli occhi il remoto legno, di cui già si di-
stingueva la bianca vela illuminata dagli obliqui raggi
del sole, e dopo qualche spazio di tempo apparivano an-
che i viandanti, però come ombre confuse, ma poi anco
visibili e nel numero e nel colore delle vesti, e negli atti
non meno. Si alzò sospesa nella estremità delle piante la
fanciulla, quasi non bastasse l altezza della rocca, e guar-
dava fissamente chi da quel legno scendesse sul lido. Vi-
de non essere un viandante straniero, ma qualche citta-
dino di alcuna prossima città dell isola, il quale sopra di
un agil nave spinta da esperti remiganti avea per suo di-
porto trascorso qualche stadio in mare. Di che ne vedeva
chiarissima congettura, osservando che erano tutti disce-
si senza trarre dal legno vettovaglia alcuna. Nondimeno,
siccome le era opportuna ogni ospitalità, e molto piú
perché desiderosa delle nuove di Faone, si diresse a
quella parte. Quegli intanto che era sceso su le arene
proseguiva lentamente il suo cammino lungo il lido del
risonante mare, mostrando negli atti suoi la serenità de
pensieri. Ma poiché sollevando a caso gli occhi dalle are-
ne, su cui imprimeva le orme guardandole a capo chino,
vide nella cima di quel dirupo la fanciulla, che dubbiosa
qual fosse la meno scoscesa via, era disposta a discen-
derne, affrettò verso di lei il passo, egualmente spinto
dalla curiosità che dalla compassione. Quella intanto,
tratta dal pendio a corsa involontaria, scendeva dalla
pendice, e l impeto della propria rapidità non meno che
l aura agitava le sue vesti e i crini; e questi, omai giunto
alla estrema falda, allargò le braccia verso di lei creden-
dola fuggitiva o smaniosa, e la raccolse dicendole affet-
tuosamente: «Che mai ti conturba, infelice, e come qui
vieni? Perché sola?». Pensò ancora che fosse naufragata
in quello stesso scoglio; ma vedendo le di lei vesti asciut-
te, e considerando il breve tempo che egli aveva lasciato
quel lido, e la tranquillità del mare, conobbe inverisimi-
le un tal pensiero. Ma Saffo, rattenuta nell impeto della
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discesa, ringraziandolo cortesemente di cosí onesto uffi-
zio, alquanto vereconda si ritirava ricomponendo il di-
sordine delle vesti. Si guardarono entrambi taciti e pen-
sierosi, l una considerando il venerabile e insieme
piacevole aspetto di lui, che era tra confini della virilità
e della vecchiezza, e l altro quello di lei. Avendola ritro-
vata sola ed errante in giovanile età, restava indubbio se
lodevoli fossero i di lei costumi, nient altro potendo per
allora scoprire, se non che fosse straniera, dal greco ac-
cento, già da lui considerato, nelle brevi parole ch ella
avea proferite. Ma Saffo gli narrò come allora approdas-
se, come fosse spinta dalla curiosità ad ascender la rupe,
e come avesse nell antro vicino servi ed arredi, dicendo
che per domestici negozi veniva in Sicilia; ed in quel
punto ritornò Clito anelante, promettendo che fra poco
sarebbero venuti destrieri e giumenti. Intanto si andaro-
no trattenendo la donzella e l incognito collocutore, il
quale, esaminado i di lei modi onesti e la nobiltà del ra-
gionamento, la pregò, se pure tale inchiesta non turbas-
se l ordine dell intrapreso viaggio, di rifocillarsi alquan-
to nel vicino suoi albergo, e glielo mostrò non lungi dal
mare sul pendio del verdeggiante colle ripieno di pam-
pini fruttiferi e offerta, si avviò con lui all indicato sog-
giorno, insieme ragionando sempre per quella breve
strada, e con moderata curiosità l un dell altro investi-
gando la fortuna ed i pensieri. Arrivarono cosí alle soglie
di quegli alberghi non vasti, ma ben costrutti, l antrio
anteriore de quali era sostenuto da candido marmo di
Paros, sul di cui fregio era incisa questa sentenza: Tran-
quillità e Salute. Le stanze interiori erano ben ornate, e
alcune dipinte offrivano allo sguardo le celebri avventu-
re di Ercole e di Teseo persecutori delle ingiustizie, ed
altre la strage gloriosa di Troja e gli errori dell astuto
Ulisse. Alle quali immagini fissò lo sguardo attentamen-
te la fanciulla, e poi indicando or l una or l altra figura
che piú le destasse meraviglia o diletto, ne ragionava
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coll ospite; il quale, soddisfatto dello strordinario di lei
senso per l eroiche azioni e per l artificio delle dipinte
immagini, secondava il grato trattenimento. Ma nel tem-
po che fra loro esaminado quelle pareti lungamente con-
fabulavano, osservò l ospite che la fanciulla aveva nella
destra un anello che a lui non era sconosciuto, per quan-
to riconosceva nell atto che Saffo indicava col dito or
l una immagine or l altra; onde egli cosí dopo molte con-
siderazioni proruppe finalmente: «Gratissima ospite, se
mai non ti sembra importuna la mia curiosità, bramerei
di vedere questo tuo anello, il quale mi sembra, se non
erro, una tessera di ospitalità». «Appunto», rispose ella ,
«questa è la tessera ospitale di nostra famiglia»; e cosí
dicendo gliela porse; ed egli guardandola disse con lieta
maraviglia: «Ecco le insegne di Scamandronimo di Miti-
lene, al quale i miei sono congiunti per antica ospitalità;
ecco la sfinge a me ben cognita!...Deh narrami come hai
tale insegna, e qual vincolo ti lega al mio fedele amico,
perocché molto tu devi essere a lui congiunta o per af-
fetto, o per consaguinità, quando ti ha fatta partecipe di
questo segno. Ti salvi il cielo, o gratissima ospite, che
non solo per li tuoi pregi, i quali in breve tempo hai ma-
nifestati, ma eziando per le sacre leggi di antica ospita-
lità, faustissimo è il tuo arrivo, e piacevole sarà per me
che qui dimori lungamente». Turbossi alquanto ella ve-
dendosi scoperta, né si affidava ancora di palesare le sue
vicende per timore che non fosero biasimate. Ma l ospi-
te vedendo ch ella titubava, «Io incomincerò», disse, «a
compiere i doveri ospitali palesandoti il mio nome; e
però sappi che io sono Eutichio di Colco, dopo molte
vicende di tumultuosa vita, alla fine ricoverato in questa
felice solitudine a prolungare le reliquie della vita colla
tranquillità di grati silenzj. Io conobbi Scamandronimo
in Mitilene, viaggiammo insieme per negoziazioni, e nel-
la nostra florida età fummo coronati ne giuochi olimpi-
ci. Anzi non è questa omai rugosa fronte priva degli
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onori di qualche fronda di alloro marziale, conciossia-
ché pugnammo coi barbari bramosi di togliere alla Gre-
cia quella libertà ch essi non godevano; e questa destra,
che ora ti porgo ospitale e amica, non fu sempre cosí
oziosa e cosí mite. Ma il tempo cangia i pensieri non me- [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]
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